1° parte - Ecco, finalmente, la storia del mio piccolo popolo...

27.08.2012 19:13

In una strana notte senza L'una.... e nemmeno le due, in una radura del bosco dei Tigli, umida e fumante, sentii un fremito venire da un cespuglio davanti a me.

I rami del Tiglio erano bassi, e giungevano a sfiorarmi la pelle, lasciando un odore acre e umido di resina.

Appoggiai le ginocchia e le mani sul terreno, un brivido, mi corse lungo la schiena, dirigendomi verso la fonte del rumore.

Cominciai a scavare, sentivo, sotto le dita, muoversi la paccottiglia di foglie e rametti fradici, che si amalgamavano formando, al tatto, quasi una melma.

Ad un tratto, sentii, tra queste cose viscide, qualcosa di morbido, fresco, che si stava muovendo.

La mia mente venne attraversata da un pensiero.... lo avevo trovato.

Alzai le mani per trasportare l'esserino davanti ai miei occhi.

Il mio palmo conteneva un piccolo uomo infreddolito e rannicchiato.

Non riuscii a dire niente, tanto fu lo stupore, lo tenni stretto a me per scaldarlo e correndo andai a casa.

Arrivata entrai in cucina, accesi un piccolo fuoco, e sopra una presina per le pentole, appoggiai l'ometto che stava battendo i denti.

Il silenzio, la tenue luce della stanza e il crepitio delle fiamme riuscirono a tranquillizzarlo.

Io lo guardavo come si può fare con un bambino appena nato.

Sembrava stremato dal freddo e dalla pioggia incessante, non aveva paura, e il suo corpo si stava scaldando nell'ambiente che pareva essergli familiare.

 

Continua......

03.09.2012 10:51

La notte passò tra silenzi e sguardi, l'ometto si stava abbituando alla mia presenza. Aveva mosso la testa e le spalle ed aveva provato anche a parlare, ma era riuscito soltanto a muovere la bocca sottile senza emettere alcun suono. Quando il sole cominciò ad illuminare il cielo e i suoi raggi filtrarono nella cucina, l'ometto si alzò. Era piccolo e grassoccio, l'età indefinita, senza peli, un cappello strano si appoggiava sulle spalle, la giacca rossa con dei grossi bottoni, le scarpe rotonde, gli occhi chiari, molto grandi, come la bocca.

Guardò fuori, vidi una lacrima solcare la sua guanciotta, e con una voce tremolante mi disse: - "Grazie".

Mi avvicinai per sentire meglio, notai le sue orecchie leggermente appuntite, ma lui continuava a piangere, allora gli chiesi - "cosa ti è successo?"

Ci fu un attimo di silenzio, abbassò la testa, il corpicino si muoveva al ritmo dei singhiozzi, secondi che sembrava non finissero mai. Poi alzò lo sguardo abbozzando un sorriso e, con la stessa voce cominciò il suo racconto.............

Notizie

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19.09.2012 09:00
....." Io, la mia famiglia e gli altri amici vivevamo in una valle incantata, dietro la cascata...

2° parte - Nell'articolo sotto..... continua il racconto...

03.09.2012 11:59
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